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Lavoro e risorse umane, cosa ci ha insegnato il 2022

Tempo di bilanci e nuove sfide in azienda

La fine del 2022 è alle porte ed è tempo di bilanci. Dopo un anno di lavoro, settimane impegnative e ritmi frenetici, proviamo a fermarci un attimo e ripercorrere gli ultimi dodici mesi, per riflettere sulle esperienze vissute e poterne farne tesoro nel 2023.

 

 

Modalità “miste” sono la normalità

 

Il 2022 ha visto aziende e uffici HR alle prese con l’enorme cambiamento frutto della diffusione del lavoro ibrido. Con la fine del periodo “emergenziale” e con la prima vera e propria convivenza ufficiale con il Covid, si è passati a rendere strutturali quelle misure che erano state messe in atto, spesso in pochissimo tempo, per rispondere alle urgenze pandemiche.

 

E così, l’adozione di modalità alternative e miste di lavoro ha portato alla luce nuovi quesiti, relativi al benessere dei dipendenti, alle strategie di gestione delle risorse umane, alla progettazione degli spazi di lavoro e non solo. Se da un lato questo cambio di paradigma ha portato enormi vantaggi a dipendenti e imprese, soprattutto in fatto di retention dei dipendenti e talent attraction, dall’altro lato ha reso evidenti anche criticità da risolvere e cambiamenti strategici da apportare a partire, per esempio, dai modelli di leadership destinati a evolvere.

 

 

La cura del dipendente passa dal benessere fisico, mentale ed economico

 

L’equilibrio tra vita privata e professionale è sempre più centrale e le aziende devono tenerne conto, ma la soddisfazione dei lavoratori è determinata da aspetti soggettivi che variano da persona a persona. Cosa vogliono i dipendenti? Nel 2022 gli HR se lo sono domandato spesso (o hanno coinvolto i diretti interessati con survey e indagini del clima). Il fenomeno della Great Resignation ha portato a interrogarsi su come rivedere la composizione della total reward e dei benefit aziendali, adottando un approccio sempre più personalizzato, che tenga conto del benessere delle persone dal punto di vista fisico, mentale ed economico.

 

 

I valori aziendali fanno la differenza

 

Un tema da cui non si può più prescindere, lo abbiamo imparato nel 2022, è quello dei valori aziendali: svanito il mito del posto fisso, i giovani hanno dimostrato di voler lavorare in aziende con le quali possano identificarsi dal punto di vista valoriale, che portino avanti una mission condivisa, che li rendano partecipi di un obiettivo più grande. Centrale è diventato il tema della sostenibilità, intesa non solo come ambientale ma anche sociale e di governance.

 

 

Diversità e inclusione

 

La questione dell’inclusione e della gestione delle diversità per tutto il 2022 è stata sotto i riflettori, con un focus importante sul tema della parità di genere. Nel nostro Paese è partito ufficialmente il meccanismo di Certificazione di parità di Genere, che ha portato le prime organizzazioni a raggiungere il traguardo e dimostrarsi così in linea con gli standard previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ottenendo per questo anche dei benefici fiscali. Al di là della certificazione, molte imprese si sono impegnate per aumentare le quote rosa interne al proprio organico, riscontrando però non poche difficoltà: soprattutto in alcuni settori tecnico-scientifici, le donne sono ancora poche.

 

 

Formazione e competenze

 

Complici le difficoltà nel reperire nuovi talenti sul mercato del lavoro, le aziende hanno cercato di valorizzare al massimo i profili interni, con percorsi di formazione e programmi mirati a potenziare competenze e soft skill. Se nel 2022 si è lavorato in questo senso, sicuramente nel 2023 bisognerà farlo ancor di più per riuscire a ritrovare le competenze perdute. Allo stesso tempo, sono cambiate le modalità di ricerca dei candidati, con le aziende sempre più proattive e determinate a ingaggiare e cercare un contatto diretto con i profili in linea con le loro esigenze.

 

 

Il (nuovo) ruolo del welfare

 

Il 2022 è stato anche, purtroppo, l’anno in cui è iniziato il conflitto armato Russia-Ucraina; le tensioni geopolitiche e la situazione socio-economica che si è creata, con un aumento generalizzato dei prezzi e carenza di materie prime, di fatto ha colto impreparate la maggior parte delle organizzazioni, tanto che i mesi appena trascorsi sono stati definiti come “l’epoca delle incertezze”.

 

Vista la forte inflazione, molte aziende hanno rivisto – o prevedono di rivedere con il nuovo anno – le politiche retributive, dando ai dipendenti aumenti o premi. Per la prima volta nel welfare aziendale è rientrata la voce delle bollette domestiche, e la soglia di welfare esentasse è stata alzata a 3mila euro (con un primo passaggio dai 258,23 euro del passato a 600 euro, arrivando poi all’indennità fino a 3mila euro nell’ultimo periodo dell’anno). Si tratta di una novità assoluta che fa riflettere sul ruolo del welfare aziendale, su come è cambiato in questi dodici mesi che volgono al termine e su come, sempre più, sarà uno strumento indispensabile per ricompensare le persone.

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