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Una nuova proposizione di vita e lavoro: quali sono le aziende virtuose

In un’epoca caratterizzata dalla Great Resignation, ovvero il fenomeno delle dimissioni di massa, quali strategie dovrebbero mettere in atto le aziende per attrarre e trattenere i lavoratori? Come inserirsi in modo virtuoso nel contesto della Yolo Economy “You Only Live Once”, caratterizzato dal fatto che sempre più persone arrivano a riformulare le proprie scelte lavorative, cercando soluzioni che si adattino alle esigenze di vita e ripensando il futuro professionale valorizzando anche la sfera privata? Cosa cercano i lavoratori in una organizzazione? Sempre più importanza è attribuita al benessere, al work-life balance e alla condivisione di valori con la propria azienda sulle principali questioni etiche, sociali, di sostenibilità e lotta al cambiamento climatico.

 

 

L’attenzione al green

 

Uno studio condotto dal Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, mostra come alcune aziende abbiano deciso di intraprendere percorsi di business mirati alla sostenibilità in senso lato, con l’obiettivo di cambiare la percezione che i lavoratori hanno di esse, rendendole più “virtuose” anche agli occhi di future nuove risorse.

Adottando un modello di Circular Business e abbracciando la Green Economy, le aziende sarebbero incentivate a intraprendere azioni innovative e anticipare delle tendenze, legate all’economia sostenibile.

Come sostiene Marco Letizi, l’esperto della Commissione Europea di green e circular economy, l’Europa e in particolare l’Italia si stanno concentrando su nuovi modelli di business circolari e sul risparmio delle materie prime per offrire prodotti e servizi migliori dal punto di vista della durabilità, dell’utilizzo e riciclo, garantendo prestazioni di maggiore sicurezza, per ridurre l’impatto ambientale delle proprie operazioni. Tale tematica da un lato risulta essere di grande attualità negli ultimi anni, dall’altro trova il sostegno della maggior parte delle persone.

 

 

Le persone al centro

 

Emerge anche il modello Human Centred (Hcbm), presentato presso la sede dell’Istituto internazionale per l’unificazione del diritto privato (Unidroit) di Roma, che riprende i concetti di sostenibilità, dignità e integrità, facendo emergere lo “human shift”, ovvero “lo spostamento” delle persone al centro delle strategie dell’organizzazione.

“La persona al centro” è il motto che le nuove leve sostengono a voce alta, ed è probabilmente il primo elemento di valutazione nella loro scelta di una realtà aziendale.

A tal proposito, sono sempre più le aziende che stanno migliorando i propri paradigmi, incentivando le risorse a rimanere o le nuove ad entrare tramite, ad esempio, l’adozione di sistemi di benefit o welfare che portino vantaggi economici sia al dipendente che alla sua famiglia, in ottica di Total Reward.

 

 

Verso una trasformazione etica del lavoro

 

A livello di work environment, invece, si predilige sempre di più un contesto lavorativo, che vada a sostituire i vecchi paradigmi quali: “posto fisso”, “ufficio statico”, “competizione”, “controllo” e “mera esecuzione” con “delocalizzazione”, “collaborazione”, “comunicazione”, “senso di fiducia e responsabilità”.

Si tratta, in concreto, di creare uno spazio in cui la persona venga posta al centro della cura aziendale, perché sia libera di esprimersi e dare il 100%.

Sempre su questa scia, in Europa molte aziende in Spagna, Islanda, Irlanda, Belgio, Norvegia e molti altri Paesi, hanno deciso di adottare la settimana corta o comunque di ridurre il monte ore, permettendo ai propri dipendenti di dedicare più tempo alla famiglia e, più genericamente, alla realizzazione della propria sfera privata.

Sebbene la strada sia ancora molta, il mondo del lavoro sta mutando positivamente.

La sfera privata del lavoratore, l’inclusione, i nuovi modelli di business che curano l’individualità delle risorse e l’orientamento alla green economy, stanno aprendo le porte a una grande trasformazione etica del lavoro.

 

Scritto da Ilaria di InfoJobs Lab.

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