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Welfare aziendale, per il 2022 sale la soglia esentasse e vi rientrano le bollette

C’è tempo fino alla fine del 2022 per fruire delle soglie di welfare esentasse che, solo per quest’anno, sono state alzate al valore annuo di 600 euro per ogni lavoratore dipendente.

Nell’articolo 12 del decreto legge Aiuti bis (115/2022) – recante misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali – è stato infatti deciso l’innalzamento delle soglie di deducibilità dei beni e servizi che non concorrono a formare il reddito.

 

 

Fringe benefit “su misura” per il momento storico

 

Nel dettaglio, il legislatore ha voluto dare alle aziende l’opportunità di contribuire a supportare i lavoratori in questo particolare periodo storico, dove l’aumento dei prezzi sta erodendo il potere d’acquisto degli stipendi, riconoscendo una serie di bonus non tassati entro una somma più alta di quella stabilita dal testo unico delle imposte sui redditi (fissata a 258,23 euro l’anno). Ora il valore del tetto di esenzione dei fringe benefit aziendali è più che raddoppiato: da 258,23 arriva alla soglia di 600 euro.

 

Si tratta dunque di un importante incentivo per i datori di lavoro che vogliono puntare sul benessere aziendale a con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita, nonché il benessere, dei lavoratori e dei loro familiari. Ovviamente non si tratta di un obbligo per l’azienda, la quale resta libera di decidere se riconoscere o meno delle misure aggiuntive allo stipendio senza alcun vincolo.

 

 

Le bollette entrano nel welfare aziendale

 

Non è la prima volta che la soglia per i fringe benefit sale. Anche negli ultimi due anni, per supportare i lavoratori nel far fronte alla pandemia, era stata raddoppiata. In questo caso a misura temporanea, sul modello di quanto fatto durante l’emergenza Covid, è limitata al periodo d’imposta 2022 (quindi con effetto retroattivo) ma questa volta è collegata all’emergenza del caro bollette.

 

La vera novità, al di là della temporaneità della misura – pensata proprio come “aiuto” a fronte del particolare momento economico che stiamo vivendo – riguarda infatti la possibilità di far rientrare nei beni non imponibili ai fini fiscali anche, per la prima volta, il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale sostenute dai lavoratori.

 

A questo si possono sommare 200 euro destinati ai buoni benzina per ogni dipendente, a prescindere dal reddito percepito (le spese per le utenze devono comunque essere giustificate). I bonus benzina, che possono essere erogati solo nel 2022 e fino a un massimo di 200 euro per lavoratore, non sono tassati in capo ai dipendenti e sono integralmente deducibili dal reddito d’impresa. La circolare n. 27/E dell’Agenzia delle Entrate, specifica quali sono i datori di lavoro e i lavoratori interessati dal beneficio, le modalità di erogazione e le regole da seguire nel caso in cui siano riconosciuti come premio di risultato.

 

 

Un incentivo utile agli smart worker

 

La nuova misura risulta utile specialmente per coloro che lavorano in smart working, che devono sostenere quindi spese maggiori rispetto al passato per le utenze di casa.

 

Dal 1 settembre 2022, lo Smart working è tornato a essere regolato dalla Legge 81 del 2017 ed è terminata la fase emergenziale, durante la quale non era necessario depositare alcun contratto tra datore di lavoro privato e dipendente. Molte aziende sono così tornate al lavoro in presenza, mentre altre hanno proseguito con una modalità ibrida. L’iniziativa governativa che permette di inserire tra i fringe benefit le utenze domestiche potrebbe rappresentare un forte incentivo destinato alle imprese per proseguire con lo Smart working, anche solo a intermittenza.

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