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Come in un tango

È il momento di far emergere il talento.

Sembra che il mondo si sia fermato in inverno e abbia ripreso una corsa folle in estate.
Qualcuno, come mia madre, direbbe che non ci sono più le mezze stagioni e questa situazione si ripercuote anche sulla stabilità mentale.

 
Non voglio dire che siamo tutti impazziti ma, sicuramente, i livelli aziendali stanno risentendo della necessità di unire la velocità – smart – a una sistematicità – tradizione – senza che siano state acquisite nuove competenze.
 
Il peso del lavoro ora passa da numerose dinamiche.
In primis la percezione della precarietà, anche in caso di contratto a tempo indeterminato perché il mercato e le sue incertezze non rassicurano assolutamente. 

D’altro canto c’è poi la gestione delle risorse umane che dovrebbe passare da una formazione accurata e soprattutto diversa. Il manager ora è portato a doversi confrontare con un lato puramente amministrativo/contabile ma dall’altro con il lato più umano che deve, in qualche modo, cercare di preservare.
 
Lo skill mismatch sta mettendo a dura prova tutto un sistema lavorativo che sembrava avesse trovato un equilibrio – fittizio va bene –  in quanto la divergenza tra le competenze richieste dalle aziende e quelle effettivamente possedute dai lavoratori apre dei divari ormai ancora più incolmabili.

Quali sono le conseguenze? Decisamente un aumento delle disparità a livello globale perché, fortunatamente, questo problema non riguarda solo la nostra navicella Italia ma il Mondo intero che, causa lockdown, sta vedendo esplodere il sistema.
 
Prima era “facile” accontentarsi di un candidato non perfettamente in linea con il profilo richiesto, sul quale chiudere un occhio su competenze mancanti, solo perché c’era la necessità impellente. Ora questa scelta si sta dimostrando ancora più nefasta in un momento nel quale l’accelerazione e le nuove frontiere stanno spingendo tutto oltre.
 
Il sistema azienda sta facendo emergere tutti i limiti e le carenze non potendo in alcun modo pensare attraverso corsi di formazione, privi di valutazioni delle performance di base, di compensare il divario.
 
Tanti termini, molto pomposi, per definire uno scenario nel quale il candidato, in questo caso il dipendente, può davvero attingere alla buona predisposizione al cambiamento e alla buona volontà. Non ci sono altri modi o pozioni magiche alla Harry Potter per poter modificare questo mood.
 
E allora siamo destinati ad implodere?
No, ma bisogna correre ai ripari velocemente puntando su sistemi meritocratici innovativi, che partano dal basso e coinvolgano tutta l’azienda, superando le divisioni compartimentali, cercando di creare contaminazione e soprattutto analizzando, con spirito obiettivo e valutativo, le vere uniche e incommensurabili capacità che ogni singola persona ha.

Solo in questo modo, con le risorse a disposizione e in un periodo in cui ballare il “tango argentino” è all’ordine del giorno, si riuscirà ad arrivare dall’altra parte quasi indenni.
 
A cura di Marcella Loporchio
HR Business Consultant | Trainer | Founder HUMAN POWER STORIES
Co-Founder HREVOLUTION

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