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cosa vuol dire creare se stessi

Cosa vuol dire creare se stessi

Rigenerarsi per entrare nel nuovo mondo.

Le organizzazioni aziendali hanno subito un grandissimo cambiamento, si sono dovute adeguare ad una politica interna ed esterna che non sempre hanno saputo gestire.
 
Non esistono più i posti di prima perché, paradossalmente, in un sistema nel quale tutto procedeva secondo determinati standard, in cui c’era un “padrone e sotto”, in cui i ritmi erano scanditi dal tempo/azienda e dalle procedure – fatte anche di rapporti tra persone– tutto è venuto meno.
 
Il ritorno in azienda per molti sta rappresentando un trauma, non si riesce a gestire lo spazio tempo e il rapporto anche con se stessi. Il ruolo svolto fino a quel momento che, in alcuni casi, riusciva a soddisfare compenso e competenze, ora è stravolto. Come ci si può creare o ricreare se stessi?
 
Il punto da cui si può partire è quello della rigenerazione.
Come le cellule del nostro organismo, come lo scrub che ci consigliano di fare prima di prendere il sole per eliminare le cellule morte, così dobbiamo procedere nel nuovo/vecchio mondo.
La scrivania è solo uno strumento sul quale appoggiarsi, l’ambiente deve ancora superare la sterilità di una mascherina e della sanificazione, gli odori del caffè e del dolce sono sopraffatti da quello del gel disinfettante.
 
Intanto il tempo scorre e per molti è diventato un handicap difficilmente superabile.
Eppure gli strumenti attuativi ci sono e non passano da un modello zerbino occupazionale, ma di riorganizzazione e riprogettazione strutturale.
 
Dividerei gli step nei due ambiti:
1) quello del dipendente
2) quello dell’azienda intesa come ambito HR, CEO, Imprenditore
 
Nel primo caso crearsi vuol dire acquisire competenze che ci rendano in grado di distruggerci, nel vero senso della parola.
Bisogna ipotizzare di fare come Troisi nel film “Ricomincio da tre” cercando di portare nel nuovo modello le competenze precedenti senza che diventino zavorre.
Il gap digitale si sta mostrando sempre più pensante e la deresponsabilizzazione nell’acquisizione di nuove competenze, rimbalzando il tutto all’organizzazione superiore, genererà una sacca di lavoratori che non rappresenteranno più una risorsa in azienda né che potranno essere riqualificati.
La predisposizione alla flessibilità e al superamento dei propri limiti sono i cardini sui quali iniziare un percorso non semplice, ma che permetterà di andare oltre migliorando e progredendo.
 
Nel secondo caso l’adattabilità alle persone e la disponibilità ad un ascolto attivo e partecipe, senza fronzoli e con ammissione di perfettibilità, risultano essere gli elementi distintivi di quelle aziende che saranno premiate sia nella gestione – già affrontata nel passaggio off line/on line – sia nella produttività e sviluppo interno.
Non è più tempo di creare strategie a scompartimenti, è l’ora di creare nuove ricette partecipate con un collegamento fortissimo per skill mix match e ambiti generazionali opposti.
 
A cura di Marcella Loporchio
HR Business Consultant | Trainer | Founder HUMAN POWER STORIES
Co-Founder HREVOLUTION

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  • Straordinariamente e semplicemente tutto vero. In questo momento le persone hanno paura di tornare alle vecchie abitudini perché sanno che nulla è come prima. Le aziende oscillano tra il voler tutti in ufficio come prima e il lasciare a casa (per sempre?) parti consistenti degli organici: ciò consentirebbe notevoli costi risparmiati di logistica, immobili, persone… molto pericoloso il pensiero che “così come siamo andati avanti per un trimestre senza le persone in ufficio e contando in realtà sul lavoro di pochi si può andare avanti così per sempre”. Un vero momento di svolta che stiamo per vivere senza grandi consapevolezze

  • Ottimo spunto di riflessione Marcella.
    Io percepisco difficoltà da entrambe le parti ma penso sia urgente fare un cambio di passo e abbandonare ogni atteggiamento passivo perché quello che stiamo vivendo è un cambiamento che va gestito.
    La flessibilità, l’home working, le competenze digitali sono tutti elementi che, utilizzati in maniera intelligente, potrebbero migliorare la qualità del lavoro e della nostra vita in generale.
    Resta però fondamentale in questa fase di transizione la capacità di gestire le relazioni intesa sia come propensione all’ascolto che come insieme di connessioni da cui partire per acquisire nuovi stimoli e capacità.
    Mi auguro che riusciremo tutti a ripensarci altrimenti avremo sprecato un’occasione per migliorarci!

  • Marcella, riesci sempre a cogliere il punto nevralgico di ogni situazione.
    Il tuo modo di proporre soluzioni e alternative per affrontare questo periodo di inevitabile cambiamento, nel modo stesso di percepire il lavoro, è sempre semplice, lineare e inattaccabile.
    Complimenti e grazie per gli spunti, sempre più interessanti che sottoponi ai tuoi interlocutori.

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