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Vita in azienda: cosa è cambiato rispetto al passato

I tempi sono cambiati: gli ultimi anni hanno modificato drasticamente i rapporti tra azienda e persone. Oggi il recente fenomeno della Great resignation, accelerato dalla pandemia, indica che anche ‘buoni’ stipendi e prospettive di carriera a volte non sono sufficienti a vivere il lavoro come uno strumento di realizzazione personale. La componente salariale non è più il solo fattore che viene preso in considerazione per la scelta di una posizione lavorativa.

Attrarre, motivare e trattenere una forza lavoro sempre più ‘scarsa’, diversa, pronta a scelte forti come quella di abbandonare il posto di lavoro, è la grande sfida che gli HR si trovano oggi ad affrontare.

Le imprese che vogliono rimanere competitive devono quindi dimostrare capacità di interpretare e rispondere ai nuovi bisogni delle persone. Che passano, innanzi tutto, per la necessità di un migliore work-life balance. Guardando alle esigenze dei lavoratori, infatti, risultano diventati centrali la flessibilità e il corretto equilibrio tra vita professionale e privata, dando così valore al tempo libero e alla sua organizzazione. Da qui, il sempre più diffuso ricorso allo smart working: questa modalità di lavorare e collaborare ha permesso ai lavoratori una maggiore flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a fronte di un maggiore senso di responsabilizzazione sui risultati e sulle attività da svolgere.

Lo smart working non è la sola leva che PMI e organizzazioni strutturate hanno a disposizione per migliorare il benessere delle persone. Anche il welfare aziendale può contribuire a risolvere le grandi sfide di questo tempo.

 

 

Il ruolo del welfare

 

Il welfare aziendale comprende tutte le iniziative, i benefit e o piani messi in atto dal datore di lavoro per migliorare la vita dei lavoratori nella sua totalità, sia nella sfera professionale sia in quella privata.

Come funziona? I lavoratori possono accedere a una serie di servizi messi a loro disposizione, usufruire di benefit per acquisti o ottenere rimborsi per alcune categorie di spese, di solito attraverso una piattaforma web.

Qualche esempio? Tra i benefit inseriti nella maggior parte dei piani welfare, i più frequenti sono: ticket restaurant, buoni benzina, buoni spesa, convenzioni con palestre ed enti di formazione, iniziative di sostegno alla genitorialità, servizi dedicati alla cura e all’assistenza, buoni acquisti per diverse piattaforme on line e molto altro. 

Il welfare aziendale comporta significativi vantaggi non solo per i lavoratori – che possono accedere a numerosi beni e servizi che contribuiscono a migliorare la loro vita e quella dei loro familiari – ma anche per le aziende: queste possono beneficiare di sgravi e risparmi dal punto di vista fiscale.

Il welfare aziendale, essendo uno strumento che ha come obiettivo il benessere dei lavoratori, è una grande opportunità per le aziende che vogliono rimanere competitive, attrarre e trattenere i talenti e avere successo.

 

 

Diversità e inclusione


Parlando di benessere sul lavoro emerge anche il tema della promozione della cultura dell’inclusione e della valorizzazione delle diversità in azienda. Ormai già noto nel gergo degli addetti ai lavori come “D&I”, la Diversity and Inclusion rappresenta un nuovo e importante aspetto che gli HR devono presidiare, anche attraverso iniziative ad hoc necessariamente integrate nel sistema delle politiche aziendali e di welfare.

Un’azienda inclusiva è un’azienda che, oltre a rispettare la normativa da questo punto di vista, si impegna a diffondere e incoraggiare le diversità etniche, religiose e di orientamento sessuale rifiutando qualsiasi tipo di pregiudizio. Un’azienda virtuosa, attraverso la promozione di eventi e di campagne comunicative, accoglie la diversità e favorisce una corretta integrazione delle differenze all’interno del team di lavoro. La diversità è un valore prezioso che va tutelato e preservato e molte realtà, soprattutto le multinazionali, hanno introdotto una nuova figura professionale: il Diversity Manager.

Il Diversity Manager, attraverso azioni e programmi dedicati, gestisce la diversità con l’obiettivo di creare un ambiente in cui ognuno possa essere libero di esprimere sé stesso. Questa figura professionale opera nel settore delle Risorse Umane: il suo ruolo è proprio quello di promuovere politiche di inclusione in azienda partendo già dalla fase di selezione e reclutamento con l’evitare qualsiasi forma di discriminazione.

 

 

La trasformazione è in atto

 

Welfare e inclusione sono solo due dei grandi temi che denotano una significativa presa di consapevolezza su alcuni valori fino a qualche anno fa trascurati o percepiti marginalmente.

Allo stesso tempo è cresciuta la consapevolezza, soprattutto delle nuove generazioni, verso le tematiche sociali e ambientali. Gli HR lavorano sempre più per promuovere l’inclusività, il benessere e la realizzazione professionale delle persone, con una forte attenzione all’empowerment femminile. Le politiche aziendali sono sempre più volte alla parità di genere, non solo a livello numerico, ma a una parità di valore. 

Siamo certamente a buon punto, ma il cammino è ancora lungo e c’è ancora molto altro da fare.

 

Scritto da Chiara di InfoJobs Lab.

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