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Neurodiversità: come garantire una selezione rispettosa

Alcuni spunti per l'inclusività

Nel 1998 è stato coniato il termine neurodiversità come sinonimo di biodiversità neurologica. Esattamente come la biodiversità indica la convivenza e la differenziazione delle diverse specie in un ecosistema, così la neurodiversità definisce la naturale variazione tra un cervello e l’altro nella specie umana.

Nella infinita varietà della neurodiversità umana ritroviamo molte persone  che sono denominate neurotipiche in quanto condividono un certo numero di caratteristiche e percorrono uno sviluppo neurologico che può essere considerato “tipico”. Una parte minore della popolazione (tra il 15 e il 20%), invece, condivide uno sviluppo neurologico sotto alcuni aspetti differente dalla maggioranza, descritto da un punto di vista statistico come atipico e neurodivergente. Tra questi troviamo ad esempio individui dislessici, autistici, ADHD, ecc… 

 

Colloquio di lavoro, è davvero inclusivo?

 

I colloqui di lavoro sono spesso strutturati per valutare una serie di parametri tendenzialmente validi per le persone neurotipiche, i quali però potrebbero assumere dei significati diversi applicati a una candidata o a un candidato neurodivergente, che percepisce, elabora e interagisce in modo diverso dal resto della popolazione.

 

 

Come garantire una selezione rispettosa delle neurodiversità


Quali sono gli elementi a cui prestare attenzione per garantire una selezione rispettosa? Come strutturare il colloquio di lavoro e cosa modificare rispetto alle procedure tradizionali. Ecco alcuni consigli utili per una selezione rispettosa e inclusiva.

 

 

Aspetti puramente sensoriali 

 

Luci forti, ambienti rumorosi, la presenza di profumi ambientali, o altri aspetti di questo tipo potrebbero distrarre o mandare in sovraccarico sensoriale il/la candidato/a. Se si nota che l’interlocutore è distratto/a, si potrebbe provare a cercare un ambiente diverso dove proseguire il colloquio.

 

 

Valutazione dello standing e della comunicazione non verbale

 

È bene ricordare che una persona neurodivergente potrebbe avere uno stile poco attento alle “norme sociali” e mettere in atto dei comportamenti considerati non adatti a un colloquio di lavoro, riferiti soprattutto agli aspetti non verbali, all’abbigliamento o al contatto visivo.
Gli aspetti non verbali (tono, ritmo e  velocità) potrebbero a volte non sembrare “adeguati” al contesto. E’ necessario fare sempre una riflessione sulle motivazioni alla base (condizione del linguaggio, differenze neurologiche o psicologiche) e valutare se la persona conosce veramente la risposta o sarebbe adeguata a svolgere un determinato compito, al di là della “forma”. 

Le persone neurodivergenti spesso fanno più fatica delle persone neurotipiche a decodificare segnali e norme sociali e sono esposti a bombardameti sensoriali che li mandano in tilt, portandoli magari a mettere in atto comportamenti ripetitivi che hanno anche la funziona di abbassare l’ansia e calmare. Alcuni gesti, come giocherellare con i capelli o oggetti, dovrebbero quindi non essere visti come segno di disinteresse, ma anzi, diventano sinonimo del desiderio di mantenere la calma e concentrarsi sul colloquio stesso. In modo analogo, anche la mancanza di contatto visivo può rappresentare  un segnale di attenzione verso l’interlocutore in quanto guardare negli occhi spesso genera ansia e distrae. Anche il giudizio sull’abbigliamento rischia di discriminare chi può avere una sensorialità tattile per la quale alcuni vestiti causano reazioni che possono infastidire, portando ad esempio a preferire abiti più comodi. 

 

 

Usare un linguaggio adeguato

 

Può essere necessario formulare diversamente alcune domande che possono essere difficilmente interpretabili per chi non condivide gli stessi codici comunicativi. Per esempio, chiedere genericamente “raccontami di te” potrebbe mettere in difficoltà una persona neurodiversa.
Riformulando, si potrebbe chiedere in modo diretto quello che si vuole sapere. Ad esempio: “Riassumi le tue esperienze lavorative e quali competenze hai maturato in ognuna di queste”.

 

Condurre un colloquio di lavoro ricordando che l’interlocutore potrebbe non necessariamente condividere il nostro modo di comunicare (verbale e non verbale), di interpretare le norme sociali o gli stimoli sensoriali, può risultare una condizione facilitante per il/la candidato che può così riuscire a ridurre parte della sua ansia e far emergere le sue caratteristiche, hard & soft skill, capacità e talenti. 

 

 

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