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Colloquio di lavoro: come capire se un candidato sta mentendo
Pratiche utili per arrivare al candidato ideale
Il colloquio è una fase cruciale del processo di selezione. Per ogni datore di lavoro e responsabile HR, questa è l’occasione per capire se il candidato è motivato, se ha le competenze necessarie, se soddisfa i requisiti per la posizione per cui si candida e se il suo atteggiamento è positivo.
È importante, però, non dare per scontato che tutti i dati riportati nel CV corrispondano alle reali competenze del candidato e che, in fase di colloquio, una persona che cerca lavoro dica sempre la verità.
Come capire se un candidato sta mentendo? Sicuramente non è semplice, ma esistono tecniche e strumenti specifici per aiutare i selezionatori: dai metodi di analisi del linguaggio verbale e non verbale, alle domande strategiche fino alle best practice per scoprire la vera personalità dei candidati.
Il linguaggio del corpo
Un elemento importante per rilevare se il candidato sta mentendo durante un colloquio è il linguaggio del corpo, un canale attraverso cui emergono inconsapevolmente molti segnali. Alcuni studi hanno dimostrato che chi mente spesso presenta determinati comportamenti fisici, per esempio la mancanza di contatto visivo, sorrisi forzati o movimenti ripetitivi. Tuttavia, è importante notare che alcuni candidati potrebbero non guardare negli occhi o giocherellare con le mani per “normali” motivi di timidezza, disagio o nervosismo, oppure per una neurodiversità.
Chi conduce il colloquio, deve quindi prestare attenzione a questi segnali, ma ricordare che non sono la prova di una menzogna.
Il linguaggio verbale: incoerenze e risposte evasive
Anche il linguaggio verbale offre indizi preziosi sulla sincerità del candidato. Alcuni campanelli d’allarme possono essere: risposte eccessivamente dettagliate o troppo brevi, con dettagli superflui per convincere o troppa sintesi per evitare di sbagliare.
É bene prestare attenzione anche a eventuali contraddizioni: un candidato che mente potrebbe fornire informazioni che risultano incoerenti rispetto a quanto detto in precedenza o rispetto al curriculum. Utilizzare domande incrociate e domande di follow-up permette di verificare la coerenza delle risposte e può aiutare a capire se un candidato sta inventando informazioni.
Strategie di colloquio: domande comportamentali e situazionali
Tra le domande da fare, ci sono quelle comportamentali e situazionali: sono strumenti chiave per testare la veridicità delle competenze dichiarate dal candidato. Questo tipo di domande obbliga i candidati a raccontare esperienze passate e a spiegare come hanno affrontato situazioni specifiche, fornendo un quadro molto più realistico rispetto a risposte vaghe o teoriche.
Ad esempio, se il candidato afferma di avere lavorato a un progetto di successo, è utile chiedere specifiche dettagliate, come i risultati raggiunti e i metodi utilizzati, e osservare la coerenza con le risposte precedenti.
Le risposte a queste domande permettono di valutare la congruenza tra il racconto del candidato e la sua presunta esperienza.
Oppure, si possono prevedere dei test psicometrici per una valutazione oggettiva di competenze e attitudini.
La verifica delle informazioni: referenze e controlli di background
Sebbene possa sembrare un passo formale, il controllo delle referenze è uno dei metodi più efficaci per verificare la veridicità delle informazioni fornite.
Contattare ex datori di lavoro, referenti aziendali o ex colleghi del candidato è una pratica importante, anche se a volte trascurata. Un feedback diretto può aiutare a confermare se le competenze e le esperienze dichiarate sono effettivamente reali.
In aggiunta, utilizzare strumenti di background check può rivelarsi utile in contesti aziendali dove è richiesta una sicurezza maggiore, come nei ruoli che comportano l’accesso a dati sensibili o la gestione di risorse finanziarie.
La pratica dell’ascolto attivo e dell’empatia
Oltre agli strumenti tecnici e alle strategie di colloquio, uno degli aspetti fondamentali per riconoscere una menzogna è la capacità di ascolto attivo. Prestare attenzione non solo alle parole, ma anche al tono, al ritmo e al linguaggio del corpo del candidato, permette di cogliere segnali che spesso vengono trascurati.
Inoltre, adottare un approccio empatico e creare un ambiente di colloquio aperto e non giudicante può favorire l’onestà. Un candidato che si sente a proprio agio sarà meno incline a mentire, e le risposte saranno più spontanee e genuine.
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