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Stipendio nell’offerta di lavoro: un vantaggio, oltre che un obbligo
La Direttiva UE 970/2023
Sono ancora pochi, in Italia, gli annunci di lavoro che mostrano lo stipendio. Guardando i dati relativi agli annunci pubblicati su InfoJobs nel primo semestre 2024, solo il 26,7% delle offerte pubblicate riporta in chiaro e correttamente la retribuzione per il ruolo nell’annuncio.
Quando si pubblica un’offerta di lavoro su InfoJobs, in fase di compilazione il campo è obbligatorio all’interno dell’annuncio, ma può essere nascosto in fase di pubblicazione e sono quindi ancora molte le aziende che scelgono di rendere questa informazione non visibile.
Le offerte con stipendio visibile ottengono più candidature
Sempre stando ai dati del primo semestre 2024 di InfoJobs, le offerte con stipendio visibile – sia esso indicato come range di valore, oppure come cifra esatta – nell’apposito campo dell’offerta ottengono in media il 14% in più di candidature.
Si tratta di un dato di cui dovrebbero tenere conto sia le aziende, sia le agenzie per il lavoro e per la ricerca di personale.
In generale, le offerte che ottengono più candidature sono quelle pubblicate direttamente dalle aziende (hanno ottenuto il +37% delle application rispetto a quelle pubblicate da agenzie per il lavoro e agenzie di ricerca e selezione personale).
Guardando più in dettaglio a questi numeri, nel caso di annunci senza stipendio visibile, quelli pubblicati dalle aziende hanno ottenuto il +45% delle candidature (in h1 2024) rispetto a quelli delle agenzie. Nel caso di offerte con stipendio, questa differenza si abbassa fino al 17,5%.
Rendere la retribuzione trasparente, inserendo nelle offerte di lavoro le informazioni relative allo stipendio (almeno indicando un range tra due valori, se non si vuole indicare una cifra precisa) sarebbe davvero interesse di tutti, oltre che un obbligo: nel futuro prossimo inserire questa informazione nell’annuncio diventa infatti obbligatorio.
Trasparenza retributiva: lo stipendio negli annunci di lavoro obbligatorio dal 2026
Come avevamo spiegato in questo articolo sulla trasparenza salariale e sulle nuove regole UE, il 30 marzo 2023 il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva 970/2023, che renderà obbligatorio, per le aziende, inserire all’interno degli annunci di lavoro la retribuzione annuale del lavoratore. L’Italia e gli altri Paesi europei dovranno adeguarsi e recepire la Direttiva entro il 7 giugno 2026.
Con questa misura il Parlamento europeo e il Consiglio vogliono intervenire con l’obiettivo di dare effettiva attuazione al principio della parità retributiva tra uomini e donne per uno stesso lavoro o lavoro di pari valore e al divieto di discriminazione.
Alcune disposizioni dell’ordinamento italiano già disciplinano il divieto di discriminazione nell’accesso al lavoro e il divieto di discriminazione retributiva, ma questa direttiva europea introduce delle novità importanti a cui anche l’Italia, come tutti gli Stati membri, dovrà adeguarsi.
Cosa dice la direttiva UE 970/2023
La direttiva UE mira a contrastare il divario retributivo tra i generi, il cosiddetto gender pay gap, partendo dal presupposto che complice del diverso trattamento salariale è anche il cosiddetto segreto retributivo, ossia la mancata dichiarazione della retribuzione all’interno degli annunci di lavoro. La normativa europea prevede quindi che il compenso per il lavoratore debba essere chiaro fin dall’inizio, proprio per assicurare la parità retributiva.
Ecco alcune delle nuove regole a cui tutte le aziende dovranno attenersi.
– Il diritto all’informazione
Il principale diritto previsto dalla direttiva è rappresentato dal diritto di informazione, che consiste nel diritto del lavoratore di richiedere e ricevere per iscritto (anche per tramite dei rappresentanti dei lavoratori o di un organismo per la parità) informazioni sul suo livello retributivo e sulla retribuzione media, anche ripartita per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore.
I datori di lavoro dovranno informare annualmente i lavoratori circa il loro diritto in materia di informazione sulle retribuzioni. Dovranno, inoltre, rendere accessibili le informazioni relative ai criteri (che devono essere naturalmente oggettivi e neutri sotto il profilo del genere) per la determinazione della retribuzione, i livelli retributivi e la progressione economica dei lavoratori.
– Indicare la Ral nell’annuncio
Per le aziende, per le agenzie per il lavoro e per tutte le realtà che pubblicheranno annunci di lavoro, sarà quindi obbligatorio indicare la Ral (cioè la retribuzione annua lorda) direttamente nelle offerte o al massimo dichiararla entro il primo colloquio di lavoro.
– Vietato chiedere la Ral precedente
La normativa prevede anche il divieto per le aziende di chiedere ai candidati, in tutte le fasi della selezione, la Ral precedente. In questo modo, si evita che il vecchio stipendio possa essere preso come soglia di riferimento e possa influenzare l’azienda nel fare un’offerta “al ribasso”.
– ll report annuale
Le aziende con più di 250 dipendenti dovranno stilare un rapporto annuale e prendere provvedimenti se il loro “gender pay gap” supera il 5%.
– Annunci neutri sotto il profilo del genere
Chi si occupa della pubblicazione degli annunci e di selezione del personale dovrà fare in modo che sia le offerte di lavoro sia i titoli professionali siano neutri sotto il profilo del genere, e che le procedure di assunzione siano condotte in modo non discriminatorio.
– Risarcire eventuali danni
In caso di violazione di queste regole introdotte dalla direttiva UE, l’azienda sarà tenuta a risarcire un danno al lavoratore o alla lavoratrice.
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