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1 marzo Giornata Internazionale Zero Discriminazione: anche sul lavoro

Il 1° marzo è la Giornata Internazionale contro le Discriminazioni, una ricorrenza contro l’odio in tutte le sue forme, nel mondo reale e online.

 

L’evento fu lanciato per la prima volta nel 2014 da Michel Sidibé, direttore esecutivo di UNAIDS, (il programma delle Nazioni Unite per l’Aids/Hiv) per promuovere una più ampia sensibilizzazione sui temi della discriminazione. Il Programma delle Nazioni Unite per l’AIDS/HIV (UNAIDS) chiede, infatti, che siano adottate delle misure specifiche per eliminare norme discriminatorie, per ripristinare la dignità, il rispetto e salvare vite umane. Dal 2015, tutti i Paesi si sono impegnati a ridurre la disuguaglianza all’interno e tra i paesi come parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

 

La Giornata Zero Discriminazione ha l’obiettivo di “evidenziare l’urgente necessità di agire per porre fine alle disuguaglianze di reddito, sesso, età, stato di salute, occupazione, disabilità, orientamento sessuale, uso di droghe, identità di genere, razza, classe, etnia e religione che continuano a persistere nel mondo”.

Il 1° marzo di quest’anno, 2024, ricorre quindi il decimo anniversario dello Zero Discrimination Day che promuove la difesa dei diritti di tutti anche attraverso una responsabilità condivisa.

 

 

L’offerta di lavoro a zero discriminazione

 

Tutti possono fare la loro parte per porre fine a ogni forma di discriminazione, a cominciare dal pubblicare offerte di lavoro che non siano discriminatorie.

 

Gli annunci di lavoro, infatti, non possono contenere frasi o espressioni dal contenuto discriminatorio.

 

Devono essere chiari, sintetici, contenere le competenze richieste e la posizione lavorativa offerta nonché, secondo una recente direttiva UE, anche lo stipendio offerto. 

Non bisogna però indicare nell’annuncio il genere sessuale. Quindi, è vietato specificare se si ricercano lavoratori di sesso maschile o femminile; si ha un’eccezione se, per le determinate modalità di svolgimento del lavoro, è richiesta una figura specifica. Vale lo stesso discorso anche per la discriminazione razziale, soprattutto se si parla di impieghi che richiedono conoscenze linguistiche specifiche. La ricerca deve essere aperta a tutti coloro che hanno un’ottima conoscenza di una lingua, piuttosto che limitata a coloro che sono nati in un determinato Paese.

Anche le discriminazioni basate sull’età non sono ammesse negli annunci: pubblicare offerte di lavoro con un limite anagrafico è illegale.

 

Pertanto, i datori di lavoro hanno tutto il diritto di chiedere serietà, competenza e affidabilità ai candidati, ma se discriminano in base a fattori legati al sesso, all’età anagrafica o anche per le proprie idee politiche, religiose, convinzioni personali o quant’altro, la loro offerta di lavoro è illegale.

 

 

No alla discriminazione: lo dice anche il Digital Service Act (DSA)

 

Dal 17 febbraio 2024 è attiva su tutte le piattaforme digitali la norma europea DSA (Digital Services Act) che standardizza le regole di condivisione dati e sicurezza delle informazioni. Le piattaforme online – tra cui anche InfoJobs – devono quindi rispettare le indicazioni del nuovo Regolamento Ue sulla responsabilizzazione e protezione degli utenti online attraverso la mitigazione dei “rischi sistemici” e l’applicazione di “solidi strumenti di moderazione dei contenuti”.

 

L’obiettivo principale del DSA è promuovere ambienti online più sicuri, introdurre maggiori tutele per i consumatori insieme a vincoli più stringenti per i player del web. Secondo le nuove norme, le piattaforme online devono implementare modi per prevenire e rimuovere post che contengano beni, servizi o contenuti illegali, fornendo contemporaneamente agli utenti i mezzi per segnalare i contenuti di questo tipo. Inoltre, il DSA vieta la pubblicità mirata basata sull’orientamento sessuale, la religione, l’etnia o le convinzioni politiche di una persona. Richiede inoltre alle piattaforme online di fornire maggiore trasparenza sul funzionamento dei loro algoritmi.

 

Tutto questo impatta direttamente sui contenuti pubblicati – quindi anche sugli annunci di lavoro online sulla piattaforma InfoJobs – che possono essere rimossi nel caso siano riscontrate illegalità, violenza oppure, appunto, discriminazione.

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