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Carenza di infermieri in Italia: problematiche e strategie di recruiting

Monito OMS per la carenza di infermieri e motivazioni

L’Italia accusa una forte carenza di infermieri. Il Paese, secondo l’Ocse e la Commissione europea, è quello che impiega meno infermieri di tutti gli altri in Europa e, stando ai dati della Federazione Nazionale Ordini Professionali Infermieristici (Fnopi), ne mancherebbero almeno 63mila nelle strutture mediche nazionali.

 

 

Le problematiche


Tutto parte dalle mancanze nella formazione del personale infermieristico. Nelle università italiane, infatti, i posti messi a disposizione con test di ingresso sono nettamente inferiori rispetto all’elevata richiesta di iscrizioni. Guardando ai dati si capisce meglio il fenomeno: circa 21mila infermieri operanti in Italia sarebbero in procinto di lasciare il proprio posto di lavoro, altri 21mila negli ultimi tre anni hanno presentato le proprie dimissioni volontarie e altri 18 mila hanno lasciato l’Italia per andare a lavorare all’estero. A incidere su queste scelte sono le molte responsabilità, le scarse prospettiva di carriera e le poche gratificazioni personali.

 

 

Lo stipendio degli infermieri italiani

 

A non rendere competitivo il mercato italiano per gli infermieri sono soprattutto gli stipendi nettamente più bassi rispetto agli altri Paesi europei. In Italia un infermiere che lavora nel pubblico guadagna in media circa 29.233 euro all’anno (2.400 euro lordi al mese in media), mentre nella vicinissima Svizzera lo stipendio medio annuo è di 62mila euro (5mila euro al mese).
A questo si aggiungono turni di lavoro impegnativi, necessità di fare straordinari, e difficoltà di bilanciare vita privata e professionale.

 

 

Stress e burnout nel lavoro di cura

 

Ai dati economici si aggiungerebbe in Italia anche un elevato livello di stress da lavoro per gli infermieri, spesso soggetti a doppi turni e orari estenuanti. L’aumento dei casi di burnout e stress lavoro-correlato negli ultimi anni ha coinvolto diverse categorie di lavoratori, ma primi fra tutti proprio coloro che svolgono professioni di assistenza clinica, sanitaria e relazionale come infermieri e personale che operano in prima linea all’interno delle residenze per anziani non autosufficienti. Infine, c’è anche un rischio sicurezza, dato dal fatto che i casi di aggressione negli ospedali italiani a medici e infermieri sono cresciuti nel corso degli ultimi anni.

L’analisi del reale grado di stress dei professionisti e dei suoi principali motivi, rapportandolo con le possibili ricadute sull’assistenza, è stata raccolta nello studio BENE (BEnessere degli Infermieri e staffiNg sicuro negli ospEdali) realizzato dall’Università di Genova con il sostegno dalla Federazione nazionale degli infermieri (Fnopi). Emerge che il 59% degli infermieri in servizio negli ospedali italiani è molto stressato e il 36% sente di non avere il controllo sul proprio carico di lavoro. Il 47,3% si percepisce “privo di energia” e nel 40,2% dei casi si ravvisa un esaurimento emotivo elevato. Il 45.4% ritiene che l’impegno professionale non lasci abbastanza tempo per la propria vita personale e familiare.

Alla domanda sulla possibilità di lasciare entro il prossimo anno l’ospedale a causa dell’insoddisfazione lavorativa, quasi la metà degli infermieri ha risposto in modo affermativo (45.2%).

 

 

Strategie di recruiting

 

I professionisti della cura sono frequentemente soggetti a situazioni potenzialmente stressanti. E’ importante che possano condividere le fatiche, le stanchezze, le insofferenze, le irritazioni e il dolore assorbito quotidianamente, per poter svolgere con equilibrio e sensibilità il proprio compito. È necessario quindi che le aziende e le strutture investano sul proprio capitale umano, da trattare esso stesso con cura.

Tra le azioni per ridurre il burnout e migliorare il benessere, gli infermieri coinvolti nello studio hanno indicato l’aumento dei livelli di organico infermieristico, permettere agli operatori sanitari di lavorare al massimo delle loro competenze professionali, migliorare la comunicazione del team.

 

 

Pochi infermieri in Italia, il monito dell’Oms

 

La carenza di personale infermieristico in Italia ha attirato l’attenzione di molte istituzioni mediche internazionali. L’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, ha sollecitato l’Italia, così come i Paesi che si trovano in una situazione analoga, a trasformare la professione infermieristica attraverso investimenti, supporto e formazione. L’obiettivo del monito dell’Oms è quello di portare all’assunzione di più di 6 milioni di infermieri in tutto il mondo entro il 2030.

 

 

Le figure più richieste

 

Oltre agli infermieri professionali, da inserire negli ospedali del territorio in tutti i reparti, sono richiesti anche gli operatori socio sanitari in possesso di attestato OSS, con esperienza presso strutture ospedaliere o RSA, e gli operatori socio assistenziali per supporto al personale infermieristico e ospedaliero nelle attività di assistenza diretta alla persona.

 

 

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