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Parità di genere: le aziende possono fare molto

In Italia in un Paese in cui il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi in Europa, il 50,8%, in cui a 5 anni dalla laurea le donne guadagnano il 20% in meno rispetto ai colleghi uomini di pari livello, in cui essere madri è ancora un ostacolo alla realizzazione della carriera. L’Osservatorio 4.Manager evidenzia che solo una donna su due è occupata, tra i manager le donne sono appena il 28%, la maternità è tuttora un ostacolo alle carriere e c’è ancora molto da fare anche per quanto riguarda l’equità retributiva. E anche sul tema delle ‘grandi dimissioni’, emerge che il fenomeno che riguarda soprattutto le donne, con oltre 44mila neomamme nel 2022 che si sono dimesse a causa della difficoltà di conciliazione tra la cura dei figli e il lavoro.

La strada verso l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro è ancora lunga: secondo il World Economic Forum, ci vorranno oltre 100 anni (131, per la precisione), a questo ritmo, per raggiungere la piena parità.

 

 

Cosa possono fare le aziende per colmare il gap?

 

Per favorire una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro, le imprese possono fare molto. Per esempio: aiutare le donne a crescere nei percorsi di formazione, istituire strumenti concreti per la tutela della maternità favorendo il work-life balance, promuovere il lavoro flessibile, garantire un supporto nella gestione parentale e dei carichi di cura e di assistenza, incentivare i papà a utilizzare i congedi parentali, prevedere modelli di trasparenza retributiva, sfruttare le agevolazioni previste come per esempio il bonus mamme

Il cambiamento parte proprio dalle aziende e sono sempre di più le organizzazioni che scelgono di intraprendere il percorso verso la Certificazione della parità di genere, misura del PNRR che si pone l’obiettivo, attraverso un sistema premiale, di introdurre strutturalmente nelle imprese la cultura della parità di genere, superando i gap esistenti.

A oggi sono oltre 4.300 le imprese certificate con più siti produttivi, secondo i dati di Accredia, l’ente italiano di accreditamento. Numeri destinati a crescere, poiché la misura realizzata dal Dipartimento per le Pari Opportunità, in collaborazione con Unioncamere in qualità di soggetto attuatore, ha una dotazione complessiva di 10 milioni di euro, 8 dei quali destinati al supporto alle PMI.

La Certificazione contribuirà, in linea con quanto previsto dalla Strategia nazionale per la parità di genere, a raggiungere entro il 2026 l’incremento di 5 punti nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere, elaborato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), che attualmente vede l’Italia al 13esimo posto nella classifica dei Paesi UE.

 

 

La diversity fa bene alle imprese

 

Migliorare nell’ambito della diversity e della parità di genere farà bene alle imprese. Gli studi dell’Osservatorio 4.Manager evidenziano come le aziende più inclusive e con un maggior equilibrio di genere siano infatti in grado di creare un valore più elevato: secondo il Diversity Brand Index le imprese certificate fatturano il 23% in più. Infatti, incentivare l’equilibrio di genere garantisce, oltre ai vantaggi economici diretti e indiretti, una serie di benefici che riguardano la spinta all’innovazione e una crescita della reputazione nel mercato.

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