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Decreto Lavoro 2023: le novità

Proprio nel giorno della festa del Lavoro, 1 maggio, il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo del decreto Lavoro 2023. Un decreto che introduce numerose novità per aziende e lavoratori: dagli incentivi alle assunzioni ai benefit per chi ha figli, dal taglio del cuneo fiscale alla maggiore flessibilità per i contratti a termine, fino alle regole per ottenere l’Assegno di inclusione che sostituisce il Reddito di Cittadinanza.

 

 

Incentivi per le assunzioni

 

Il decreto introduce nuovi incentivi per favorire l’occupazione di giovani sotto i 30 anni d’età: gli sgravi per chi assume giovani inseriti in programmi formativi e registrati al programma nazionale “Iniziativa Occupazione Giovani” sono pari al 60% della retribuzione, per un periodo di 12 mesi.

Ci sono poi incentivi anche per i datori di lavoro privati che decidono di assumere persone che ricevono l’assegno di inclusione (che va a sostituire il Reddito di Cittadinanza). In questo caso, a chi assume con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato sarà riconosciuto, per dodici mesi, l’esonero del 100% dei contributi previdenziali, nel limite di 8mila euro annui (il limite scende al 50% se a tempo determinato o stagionale).

 

 

Più flessibilità sui contratti a termine

 

Novità sul tema dei contratti a tempo determinato. Il Decreto individua nuove causali che legittimano il ricorso al lavoro a termine e che sostituiranno quelle attualmente in vigore, che erano state fissate nel 2018 dal cosiddetto “decreto Dignità”.
Se fino a dodici mesi non sono richieste causali, oltre questo limite temporale sono previsti meno vincoli per i rinnovi, con una durata massima di 24 mesi. Le causali potranno essere definite con intese tra aziende e sindacati tramite i contratti collettivi, potranno essere per “specifiche esigenze” aziendali, per “esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva” o per la sostituzione di altri lavoratori. Se il contratto viene prolungato oltre i 12 mesi in assenza di una di queste causali, si tramuta in contratto a tempo indeterminato.

 

 

Voucher, limite alzato a 15mila euro

 

La soglia entro cui sono ammesse le prestazioni di lavoro occasionali si alza da 10mila a 15mila euro. Possono beneficiare di questa misura i lavoratori dei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti termali e parchi di divertimento e le imprese che hanno in organico fino a 25 lavoratori subordinati a tempo indeterminato (il limite precedente che era di 8 unità). La possibilità di utilizzare i voucher o buoni lavoro era già stata ampliata con la manovra 2023 che aveva elevato a 10mila euro il precedente limite annuo di 5mila euro.

Novità anche per quanto riguarda i contratti di apprendistato professionalizzante: sparisce il vincolo dei 29 anni di età, ma solo nei settori turistico e termale (e per un massimo di 3 anni). Per assumere Over 40 con questo contratto, è necessario che si tratti di disoccupati.

 

 

Benefit per le famiglie con figli

 

Per il 2023 il Governo ha innalzato il limite dei “fringe benefit” (non tassabili) per i lavoratori dipendenti con figli a carico. Il cosiddetto bonus dipendenti torna quindi alla soglia che era in vigore fino alla fine del 2022, circa 3mila euro, con la differenza che sarà destinato, però, solo ai lavoratori con figli a carico.

 

 

Il taglio del cuneo fiscale

 

Nuovo intervento con effetti semi-immediati che porta nuovi aumenti in busta-paga per le lavoratrici e i lavoratori con redditi medio bassi.
L’intervento sul cuneo fiscale sale di ben 4 punti, per portare lo sgravio dal 3 al 7% in meno per i redditi fino a 25mila euro lordi (pari a un importo mensile di 1.923 euro) e dal 2 al 6% per quelli entro i 35mila euro. In concreto, questo si traduce in circa 96-98 euro in più in busta-paga. La misura avrà effetto da luglio e fino a fine 2023, con esclusione della tredicesima mensilità; per il 2024 la norma dovrà essere eventualmente rifinanziata.

 

 

Contratto di espansione e Fondo nuove competenze

 

Il contratto di espansione, introdotto nel 2019, interessa le aziende che hanno in corso processi di reindustrializzazione e di ristrutturazione stipulati con i sindacati. In questo caso c’è la possibilità per i lavoratori di usufruire di uno “scivolo” pensionistico di 5 anni, ricevendo un “assegno-ponte” pari alla pensione maturata fino a quel momento. Per le aziende con oltre mille dipendenti c’è la proroga fino al 31 dicembre 2023 in presenza di contratti siglati entro fine 2022 e nel caso in cui le aziende non abbiano esaurito gli esodi di personale previsti nell’accordo stesso.

Il decreto Lavoro 2023 rafforza anche i finanziamenti per il Fondo nuove competenze, destinato alla formazione regolata da intese azienda-sindacati.

 

 

Più sicurezza sul lavoro

 

Il decreto prevede, inoltre, l’obbligo per i datori di lavoro di nominare un medico competente se richiesto dalla valutazione dei rischi. C’è anche l’obbligo di formazione specifica – di responsabilità del datore di lavoro – per chi utilizza attrezzature di lavoro per attività professionali e sono previste sanzioni in caso di inosservanza.
È stato inoltre istituito un Fondo per i familiari degli studenti vittime di infortuni in occasione delle attività formative.

 

 

Il Reddito di cittadinanza lascia il posto all’assegno di inclusione

 

L’assegno di inclusione sarà il nuovo strumento che andrà a sostituire il Reddito di cittadinanza dal 1° gennaio 2024. Si tratta di un sussidio economico per i nuclei familiari che presentano almeno un componente minorenne, disabile o con più di 60 anni, con valore ISEE sotto i 9.360 euro annui e reddito familiare sotto i 6mila euro, soglia che andrà poi parametrata in base a una scala di equivalenza.

Alle persone occupabili, con età compresa fra 18 e 59 anni e non rientranti fra le categorie fragili, saranno invece dedicati percorsi di accompagnamento al lavoro. Per loro, dal 1° settembre 2023 partirà il cosiddetto Strumento di attivazione: un sostegno economico mensile che si riceverà per un anno, in attesa di trovare lavoro, che verrà perso se si dovesse rifiutare un’offerta (le regole cambiano in base alla tipologia di contratto proposta e alla distanza tra il domicilio e il posto di lavoro). Per beneficiare di questo strumento, gli interessati dovranno registrarsi su una piattaforma informatica nazionale e firmare un “patto di servizio” personalizzato, dopo di che riceveranno offerte di lavoro o saranno inseriti in percorsi formativi.

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