Aziende e Dintorni
Fatti e persone del mondo del lavoro

Partecipazione dei lavoratori all’impresa: cosa cambia per le aziende con la legge 2025
Cosa prevede il disegno di Legge
Il 2025 segna un passo importante verso una cultura aziendale più condivisa e collaborativa. Con l’approvazione definitiva del disegno di legge 1407 sulla partecipazione dei lavoratori all’impresa – Legge n. 76 del 15 maggio 2025, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 120 del 26 maggio 2025 ed entrata in vigore dal 10 giugno 2025 – l’Italia introduce uno strumento giuridico pensato per rafforzare il coinvolgimento attivo dei dipendenti nella vita delle aziende. Un tema già ampiamente discusso a livello europeo e finalmente entrato a pieno titolo nell’agenda politica e manageriale nazionale.
Un nuovo paradigma per il rapporto impresa-lavoratore
La misura mira a creare un nuovo equilibrio tra capitale e lavoro, valorizzando il ruolo delle persone nei processi decisionali aziendali. Non si tratta solo di un riconoscimento formale, ma di un cambiamento culturale che chiama in causa la governance d’impresa.
Per imprenditori, manager e responsabili HR, si apre l’opportunità di strutturare relazioni industriali più evolute, fondate sulla partecipazione strategica e non solo sull’adempimento contrattuale.
Cosa prevede il disegno di legge 2025
Il testo legislativo riconosce e promuove tre forme principali di partecipazione: gestionale, economica/finanziaria e organizzativa/consultiva. La partecipazione gestionale riguarda il coinvolgimento dei lavoratori nei processi decisionali, attraverso organi consultivi o comitati con potere d’influenza. Quella finanziaria si esprime in premi di risultato legati all’andamento aziendale o nella possibilità di sottoscrivere azioni. Infine, la partecipazione organizzativa comprende modelli di coinvolgimento nei processi di miglioramento, innovazione e gestione della qualità.
Inoltre, stabilisce incentivi per incoraggiare tali forme di partecipazione, rispettando i principi dell’Unione Europea e del diritto internazionale.
Non si tratta di un obbligo per le imprese, ma di una cornice normativa che facilita l’adozione volontaria di questi strumenti. Le aziende che decideranno di adottare modelli partecipativi potranno accedere a forme di premialità fiscale e contributiva, oltre a una maggiore flessibilità nei contratti di secondo livello.
Il legislatore punta a incoraggiare la diffusione di una cultura partecipativa come leva di competitività, produttività e benessere interno.
La partecipazione gestionale dei lavoratori
Il capo II del DDL riguarda in particolare la partecipazione gestionale e prevede che i rappresentanti dei lavoratori possano entrare nei consigli di sorveglianza o di amministrazione delle aziende, se previsto dai contratti collettivi. Il numero e le modalità di nomina di questi rappresentanti sono regolati dai contratti stessi, garantendo comunque il rispetto di requisiti di professionalità e indipendenza. Questa disposizione mira a rendere i lavoratori parte attiva nelle scelte strategiche aziendali, accrescendo la loro influenza sulla governance delle imprese.
La partecipazione economica e finanziaria
La partecipazione economica e finanziaria, trattata nel capo III, include la distribuzione degli utili ai dipendenti e la possibilità per questi ultimi di acquisire azioni della società.
In particolare è prevista un’aliquota fiscale agevolata per i dividendi derivanti da azioni assegnate ai lavoratori in sostituzione dei premi di risultato.
In questo modo, la legge incentiva un modello di impresa in cui i lavoratori non sono solo dipendenti, ma anche soci con un interesse diretto nella crescita economica dell’azienda.
La partecipazione organizzativa e consultiva
Il capo IV introduce la partecipazione organizzativa, promuovendo la creazione di commissioni paritetiche per migliorare i processi produttivi e i servizi aziendali. Inoltre, le aziende possono designare referenti per la formazione, il welfare, le politiche retributive e l’inclusione.
Il capo V disciplina la partecipazione consultiva, stabilendo procedure di consultazione preventiva tra rappresentanti dei lavoratori e datori di lavoro prima di decisioni aziendali rilevanti, per favorire un dialogo costruttivo tra le parti.
Perché le imprese dovrebbero interessarsene
In un contesto di mercato dove il talento è una risorsa sempre più contesa, offrire ai dipendenti l’opportunità di contribuire attivamente alla vita aziendale può fare la differenza. Il coinvolgimento reale delle persone rafforza il senso di appartenenza, migliora la produttività e riduce il turnover. Non è un caso che molte realtà internazionali stiano già sperimentando modelli partecipativi come leva per attrarre e trattenere professionisti qualificati.
Inoltre, la partecipazione dei lavoratori è coerente con i principi ESG (Environmental, Social and Governance), sempre più centrali nei criteri di valutazione di investitori e stakeholder. Per le PMI, che spesso faticano ad adottare strumenti strutturati di welfare, questo disegno di legge rappresenta un’opportunità per attivare pratiche di engagement a impatto contenuto ma altamente efficaci.
Le sfide da affrontare
Come ogni riforma culturale, anche quella della partecipazione richiede un cambio di mentalità. Non tutte le aziende sono pronte ad aprirsi a una governance più inclusiva. Servirà accompagnamento, formazione, un nuovo approccio alla leadership e anche il coraggio di ripensare alcuni equilibri tradizionali. È importante che il mondo HR e i vertici aziendali lavorino in sinergia per individuare i modelli più adatti al proprio contesto e al proprio settore.
L’applicazione concreta del disegno di legge dipenderà molto dalla capacità delle parti sociali di costruire accordi su misura. La contrattazione collettiva, infatti, resta il principale strumento per dare forma operativa alle nuove possibilità offerte dalla norma. In questo senso, il ruolo dei responsabili delle risorse umane sarà cruciale: dovranno tradurre gli obiettivi strategici dell’impresa in percorsi di partecipazione che valorizzino le competenze e le aspirazioni dei dipendenti.
Condivisione e innovazione: il futuro del lavoro passa da qui
Il disegno di legge del 2025 è un punto di partenza, non di arrivo. In un mercato del lavoro sempre più fluido, incerto e interconnesso, l’impresa non può più permettersi di essere solo un contenitore di mansioni. Deve diventare un ecosistema dove le persone si sentano protagoniste. La partecipazione dei lavoratori all’impresa è quindi una scelta strategica per costruire aziende più resilienti, innovative e capaci di generare valore condiviso.
In definitiva, per chi fa impresa oggi, coinvolgere le proprie persone non è più solo una buona pratica: è una scelta di visione. Per chi guida le risorse umane, si apre uno spazio straordinario per innovare la cultura organizzativa e accompagnare il cambiamento.
Scoprire nuove forme di coinvolgimento può fare la differenza per attrarre e trattenere i migliori talenti con una cultura aziendale partecipativa.
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