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Contratto di apprendistato: come funziona e quali sono gli obblighi

Tipologie, Durata e Vantaggi

Una marcia in più per formazione e inserimento professionale: l’apprendistato è un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e all’occupazione giovanile, disciplinato dal Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n. 81 e successive modifiche (articoli 41-47).
Si tratta di uno strumento efficace per affiancare giovani talenti alle realtà aziendali, trasformando il percorso lavorativo in un’esperienza formativa.
L’apprendistato rappresenta una straordinaria opportunità per strutturare percorsi di crescita aziendale fin dalle prime fasi del rapporto lavorativo. Questo contratto assicura una combinazione equilibrata tra lavoro effettivo e formazione.

 

Come funziona il contratto di apprendistato

Il contratto di apprendistato combina rapporto di lavoro e formazione professionale, sotto il controllo e il supporto di un ente accreditato. Il lavoratore – generalmente giovane – lavora come dipendente a tutti gli effetti ma partecipa anche a percorsi formativi mirati, che possono essere organizzati internamente o esternamente all’azienda.
Le ore formative complessive sono definite dal livello di inquadramento e dalla durata del percorso, e devono essere adeguatamente documentate. Sul fronte retributivo, l’apprendista percepisce una paga ridotta nei primi periodi per salire gradualmente: uno stimolo a investire in risorse con prospettiva. L’obiettivo è trasformare l’apprendista in risorsa operativa e autonoma.

È importante ricordare che il contratto di apprendistato richiede la compilazione di piani formativi individuali (PFI), dove si dettagliano contenuti, durata e modalità delle attività. L’azienda ha l’obbligo di garantire la formazione, monitorarla e certificare i risultati. Inoltre, è essenziale rispettare l’orario di lavoro stabilito dal CCNL di riferimento, evitando utilizzi eccessivi della forza lavoro apprendista per coprire turni a scapito della formazione.

 

Tipologie di contratto e limiti di età

Il contratto di apprendistato si articola in tre tipologie:

  1. apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, per i giovani dai 15 ai 25 anni compiuti, finalizzato a conseguire uno delle predette qualificazioni in ambiente di lavoro;
  2. apprendistato professionalizzante, per i giovani dai 18 e i 29 anni compiuti, finalizzato ad apprendere un mestiere o a conseguire una qualifica professionale;
  3. apprendistato di alta formazione e ricerca, per i giovani dai 18 e i 29 anni compiuti, finalizzato al conseguimento di titoli di studio universitari e dell’alta formazione, compresi i dottorati di ricerca, i diplomi relativi ai percorsi degli istituti tecnici superiori, per attività di ricerca nonché per il praticantato per l’accesso alle professioni ordinistiche.

Inoltre dal 1° gennaio 2022, ai fini della qualificazione o riqualificazione professionale, è possibile assumere in apprendistato professionalizzante, senza limiti di età, anche i lavoratori beneficiari del trattamento straordinario di integrazione salariale, oltre ai lavoratori beneficiari di indennità di mobilità o di un trattamento di disoccupazione.

 

Quando non si può fare il contratto di apprendistato

Il contratto di apprendistato non è sempre applicabile. In presenza di licenziamenti ingiustificati dei lavoratori dipendenti negli ultimi sei mesi, il datore di lavoro può incorrere in vincoli e sanzioni. Allo stesso modo, non è possibile stipulare questo tipo di contratto con chi ha già usufruito in azienda di un precedente apprendistato sullo stesso livello di inquadramento. 

Un altro limite riguarda il superamento di determinate percentuali di apprendisti rispetto alla forza lavoro complessiva: ogni CCNL può stabilire tetti specifici. 

Attenzione anche all’utilizzo in settori non coperti o in posizioni per cui la formazione non si può garantire. In questi casi conviene valutare forme contrattuali alternative, come il tempo determinato o contratti di inserimento.

 

Quanto dura il contratto di apprendistato

La durata dell’apprendistato varia in base al settore e al livello di inquadramento: può coprire da 3 a 5 anni, con oscillazioni dipendenti dal tipo di professionalità acquisita. 

Ad esempio, apprendistati per qualifica professionale durano in genere da 3 a 4 anni, quelli per diploma o laurea possono arrivare fino a 5 anni. Per il mestiere artigianale o professioni tecniche, i percorsi sono tarati sulla complessità della formazione richiesta. 

Il CCNL di riferimento specifica sempre la durata minima e massima prevista per ciascuna categoria professionale. Questo arco temporale consente di acquisire competenze solide, garantendo un ritorno positivo per l’azienda e consentendo all’apprendista una piena integrazione.

 

Quali sono gli obblighi per l’azienda

L’impresa è chiamata a coniugare lavoro e formazione: deve predisporre un piano formativo individuale strutturato, predisporre ore di affiancamento, certificare le competenze acquisite e monitorare i progressi. È obbligatorio comunicare all’ente preposto (Regione o Provincia) il piano formativo e gli inserimenti. 

Inoltre, il manuale operativo del Ministero del Lavoro prevede che ci sia coerenza tra l’attività lavorativa e il percorso di studi e formativo del giovane. E l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha sottolineato come l’apprendistato debba essere anche un’opportunità per sviluppare non solo le competenze professionali, ma anche e soprattutto quelle organizzative, trasversali, umane e relazionali: le cosiddette “soft skill”.

 

I vantaggi

Tra tutte le possibili tipologie di contratto di lavoro, scegliere l’apprendistato significa fare un investimento a medio termine che generi valore in azienda. Formare internamente giovani professionisti significa costruire competenze su misura, ridurre il turnover e stimolare la cultura della crescita interna. Spesso gli apprendisti dimostrano grande motivazione, spirito di adattamento e voglia di imparare. Per l’azienda rappresentano una risorsa preparata e “coccolata” fin dai primi giorni, pronta alla fidelizzazione. 

Inoltre, le agevolazioni, come sgravi contributivi e fiscali, rendono l’apprendistato una via conveniente. A livello retributivo, le aziende possono inquadrare l’apprendista fino a due livelli inferiori rispetto a quello che spetterebbe secondo il contratto collettivo nazionale di categoria, oppure optare per una retribuzione stabilita in misura percentuale e commisurata all’anzianità di servizio. Questo consente un contenimento dei costi del lavoro, mantenendo comunque standard formativi e qualitativi. 

Dal punto di vista contributivo, è possibile accedere a un regime agevolato che si estende anche all’anno successivo alla trasformazione del contratto di apprendistato in rapporto di lavoro subordinato ordinario (.

Un ulteriore vantaggio è rappresentato dall’esclusione dell’apprendista dal computo dei limiti numerici fissati da leggi e contratti collettivi, ad esempio per l’applicazione di obblighi normativi o istituti contrattuali specifici. Si tratta quindi di uno strumento che, se correttamente utilizzato, offre un equilibrio tra investimento formativo e sostenibilità economica per le imprese.

Per approfondire, tutta la documentazione utile è disponibile sul sito del Ministero del Lavoro.

 

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