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30 settembre: ultima chiamata per il rapporto biennale sulle pari opportunità

Il tempo delle scadenze è arrivato e con lui un mare di criticità non ancora risolte. Sto parlando del termine del 30 Settembre come data ultima per l’invio del report biennale per le aziende con più di 50 dipendenti.

 

Ricordo che questo report si è reso OBBLIGATORIO per le aziende con più di 50 dipendenti e facoltativo anche per le altre in quanto rappresenta un tassello che può facilitare nel momento in cui si voglia accedere alla certificazione di parità di genere.

 

Sottolineo che non bisogna confondere questo documento con la certificazione di parità di genere, un processo del quale stiamo affrontando tutte le aree di interesse, ma che è facoltativo e segue un percorso diverso che permette di usufruire di sgravi, a partire dal 2022, con un esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro fino ad un massimo dell’1% e comunque non oltre i 50mila euro. Sempre per queste aziende sono previsti dei punteggi premiali per la valutazione, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti. Di questo ce ne occuperemo nelle prossime settimane continuando ad analizzare le 6 aree definite nella norma UNI125/2022 di riferimento.

 

Ritorniamo al report biennale

 

In che consiste? “Le aziende pubbliche e private che occupano più di 50 dipendenti sono tenute a redigere, con cadenza biennale, un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile (art. 46 del D.Lgs. 11 aprile 2006, n. 198, c.d. Codice delle Pari opportunità, come modificato dalla L. 5 novembre 2021, n. 162). Il Decreto Interministeriale del 29 marzo 2022 (che abroga il precedente D.M. 3 maggio 2018) e il relativo Allegato A definiscono le modalità per la redazione del rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile da parte delle aziende pubbliche e private che occupano oltre 50 dipendenti. Va precisato che il rapporto deve essere redatto sia in relazione al complesso delle unità produttive e delle dipendenze, sia in riferimento a ciascuna unità produttiva con più di 50 dipendenti. Le aziende pubbliche e private che occupano fino a 50 dipendenti possono redigere il rapporto su base volontaria (art. 46, comma 1-bis, D.Lgs. 11 aprile 2006, n. 198).

 

Quest’anno, in via eccezionale, il report dovrà essere inviato entro e non oltre il 30 Settembre 2022, mentre dall’anno prossimo la scadenza sarà il 30 Giugno salvo ulteriori disposizioni. In questo modo entro il 31 dicembre saranno fornite tutte le informazioni inserite ai Consiglieri e alle Consigliere di Parità, che pertanto avranno la possibilità di verificarne la veridicità.

 

Bisogna chiarire, una volta per tutte che, per le aziende inottemperanti all’obbligo di presentazione e di redazione del predetto rapporto sono previste:

  • l’applicazione della sanzione (non più facoltativa) della sospensione per un anno dei benefici contributivi eventualmente goduti se l’inottemperanza si protrae per oltre 12 mesi rispetto al termine di 60 giorni concesso alle aziende inadempienti per provvedervi;
  • l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 5.000 euro nel caso di rapporto mendace o incompleto. La verifica è affidata all’Ispettorato nazionale del lavoro.

A rafforzare l’interesse e la volontà a far sì che queste azioni non siano solo di “pink washing” ma vadano nella direzione della vera parità e del rispetto, sia in ottica salariale che valoriale a tutti i livelli, il 13 Settembre è stato costituito una commissione permanente per la certificazione di parità con il compito di monitorare, promuovere e valorizzare le aziende meritevoli e definire nuovi criteri di premialità.

 

Dato che siamo in Italia, a noi le “questioni di femmine” non piacciono, nonostante ora grazie anche al nuovo Vocabolario Treccani non si privilegia il maschile ma finalmente sono state inserite le voci anche al femminile (da sempre presenti nella nostra lingua ma mai usate), le aziende pensano siano cose che riguardano sempre le altre, mai loro.

Eppure non è questo il momento di farsi prendere dalla voglia di non fare, di non produrre il report biennale perché “siamo un’azienda grande sì ma molti sono soci di cooperativa e quindi non serve”, “tanto noi siamo tutti uomini quindi veniamo sanzionati lo stesso per cui evitiamo quest’altra incombenza”, “perché sarà la solita cosa che ora che andiamo a votare aboliranno”. Qui vi ho riportato alcune delle risposte che ho ricevuto dalle aziende che mi fanno venire un sospetto alla Checco Zalone: ma loro e i consulenti che li gestiscono sono del mestiere?

Non credo se queste sono le risposte!

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